Smettere di scommettere. E’ questa una delle tante sfide all’interno dell’ampio ventaglio delle nuove dipendenze. Parliamo della cosiddetta ludopatìa , in continuo aumento in Italia. La patologia della dipendenza da gioco, che colpisce le categorie più disparate, dal ragazzino che arriva a derubare i propri familiari all’adulto che sottrae danaro in ufficio o all’anziana signora che ha mandato in fumo la sua attività per inseguire la manìa dell’azzardo. Alcuni ce la fanno a risalire la china, a sfuggire all’ossessione di quel pensiero onnipresente e così simile a quello della droga.
Ippica, slot-machine, carte, numeri al lotto, gratta e vinci. Donne (in maggioranza!) e uomini che ogni anno di più si rivolgono al servizio dell’Asl denominato Serd. Ma la battaglia è davvero difficile, dal momento che ogni scommessa può essere fatta da casa, comodamente connessi alla rete, e dunque risulta del tutto vano chiudere fisicamente i luoghi deputati al gioco, sigillare le macchine seduttrici cercando di annullare la grande tentazione.
C’è un grande lavoro da svolgere, ed è quello delle famiglie e degli psicologi, dei medici analisti e dei gruppi di autoaiuto. L’unico modo di provare a scardinare la perversa dinamica del desiderio, per disinnescare il circolo vizioso che va dalla vincita, alla perdita, alla smodata voglia di rifarsi. Anche a
costo di diventare una persona diversa, di abbandonare la famiglia, gli amici, le responsabilità della propria vita “sana”.
E’ un’identità, quella del giocatore, che si impadronisce piano della persona fino a farle sentire di essere in quel ruolo per sempre, anche dopo anni di positiva astinenza. E molti ci ricadono, purtroppo.
Quali, in sintesi, le motivazioni? Il gioco è, ovviamente, una forma di compensazione.
Ed è altrettanto ovvio che per uscirne è necessario trovare un’alternativa alla scommessa, all’adrenalina che essa scatena. E’ necessario dunque affrontare il problema, meglio se insieme ad altri che lo condividono, per capire e conoscersi, fino a cominciare a ricucire la propria vita, accettando anche
i rischi di ricaduta, senza arrendersi, fino a vincere sul serio