PROPOSTA PERCORSO PER GAP

PROPOSTA PERCORSO PER G.A.P.

Uscire da una dipendenza dal gioco d’azzardo non è facile. È un duro lavoro e ci vuole molto incoraggiamento. Molte persone con problemi di gioco sono capaci di cambiare la loro vita perché hanno molto supporto dalle persone vicine.
Il gioco d’azzardo patologico ha effetti simili sul cervello della dipendenza da droga e da sostanze, e questo spiega perché semplicemente provare a smettere non sia abbastanza. Spiega anche perché molte persone debbano provare più e più volte prima di smettere con successo

Anche se non esistono Linee guida nazionali sui percorsi di trattamento, i Servizi pubblici meglio organizzati mettono a disposizione di interventi multi-professionali e integrati che coinvolgono anche la famiglia.
Un programma-tipo può prevedere colloqui individuali, gruppi di psicoterapia, cure farmacologiche, gruppi per i familiari una eventuale fase residenziale in una comunità terapeutica.
Spesso vengono offerti anche un tutoraggio economico per risanare i debiti, interventi sociali per affrontare le eventuali questioni legali e socio-economiche, l’attivazione di una rete di sostegno sociale istituzionale e del volontariato.
E se il primo passo verso la cura e la possibile guarigione parte sempre dal riconoscimento della malattia da parte del giocatore, le terapie ritenute oggi più efficaci sono quelle di tipo psicologico e psicoterapeutico.
Esistono anche forme di trattamento fra giocatori e familiari, per esempio come accade
nei gruppi di mutuo aiuto che si ispirano ai principi della terapia cognitivo-comportamentale, ma che comunque pescano molto in quel bacino.
Le terapie
Di fatto, non esiste una terapia farmacologica per il gioco d’azzardo come peraltro
per le dipendenze in genere.
Il gioco svolge, di fatto, una funziona equilibratrice rispetto allo stato dell’umore. Nel momento in cui si cerca di mettere sotto controllo questi aspetti è possibile che ci sia una recrudescenza dello stato dell’umore alterato, quindi la terapia farmacologica va a trattare gli aspetti patologici correlati, come
depressione e stati d’ansia, sia in fase di gioco che di dismissione dal gioco, ma non va a smuovere le radici del problema.
La terapia basata sul confronto tra pari, la condivisione, l’approfondimento delle problematiche personali e familiari, interviene sulla motivazione e ha come obiettivo la ricostruzione cognitiva ed emotiva .
Aiuta cioè a ridefinire quei pensieri, quelle false aspettative su cui il giocatore costruisce in automatico il suo comportamento, per poi riportarlo alla realtà. Ma soprattutto mira a ricostruire un nuovo orizzonte di senso alle vite spesso impoverite (e non solo economicamente) di chi affida al brivido la risposata
alle sue ansie più profonde e spesso inconsapevoli.
Di fatto, si suppone che esistono che esistono sostanziali similarità tra i giocatori e i “dipendenti patologici” di altra natura, per cui l’approccio terapeutico, pur tenendo conto delle innegabili differenze, è quello mutuato dalla esperienza dei gruppi di Auto-Aiuto, della Comunità Terapeutica nonché dalla terapie cognitivo comportamentale e e dall’Analisi Transazionale

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