LA CURA

MODELLO SPERIMENTALE DI PRESA IN CURA INTEGRATA NUOVE DIPENDENZE

Premessa

Diversamente dalle risposte terapeutiche per il tossicodipendente più tradizionale, l’intervento previsto o per soggetti dipendenti da “nuove droghe”, “G.A.P” (Gioco d’Azzardo Patologico), o per persone con “dipendenza affettiva”, deve tener conto del fatto per cui  la loro identità è in qualche modo un’identità scissa e l’intervento non può avere, se non per periodi brevi di crisi, le caratteristiche di un intervento totalizzante.

Deve essere part-time nel senso organizzativo e psicologico, nella misura in cui non deve necessariamente mettere in crisi la persona e il suo sistema di vita ma la sua identità a rischio, rispettando e valorizzando gli aspetti funzionali della sua socialità. 

I soggetti con dipendenze comportamentali presentano caratteristiche peculiari e, pur essendo numericamente consistenti, difficilmente vengono intercettati dagli organismi preposti alla cura delle dipendenze.

Ancor più evidente appare, in questi casi, la necessità di un intervento individualizzato.

La nostra ipotesi prevede il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
– Sperimentare percorsi flessibili ed individualizzati di trattamento, destinati alla presa in carico di soggetti, privi di evidenti compromissioni sul piano sociale e lavorativo, che manifestano dipendenze comportamentali;  
– Offrire un servizio di aggiornamento e consulenza, destinato a professionisti e organizzazioni dell’area sociosanitaria (medici di base e ospedalieri, psicologi e psicoterapeuti, operatori dei Ser.T. e del privato sociale) che possono intercettare le domande di questa categoria di consumatori;
– Offrire un servizio di orientamento rivolto ai cittadini che entrano, più o meno direttamente, a contatto con le suddette problematiche;
– Valutare, sul piano clinico e organizzativo, l’efficacia dei moduli trattamentali sperimentati.

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Il tipo di intervento terapeutico proposto è strutturato nelle seguenti fasi:

fase di

  1. la fase di accoglienza è la fase della definizione consensuale del piano terapeutico. (Progetto Terapeutico Individualizzato) (durata 3/6 mesi)
  2. la fase di lavoro terapeutico propriamente detto (12/24 mesi)
  • Moduli integrativi (ciascuno della durata di 3/6 mesi)
  • Fase di chiusura del contratto (durata 15 gg.): verifica degli obiettivi programmati, attraverso valutazione del Responsabile del Servizio, autovalutazione personale, valutazione in gruppo, verifica sistema di comunicazione in famiglia 
  1. Fase di accoglienza. È la fase della definizione consensuale del piano terapeutico Individualizzato

(durata 3/6 mesi)

Questa fase prevede:

a) aggancio e strutturazione di una relazione terapeutica: basata sul riconoscimento da parte dell’utente del suo bisogno d’aiuto; accettazione della presa in cura e messa in discussione dei comportamenti;

b) definizione di una diagnosi personale (problemi e risorse) e di sistema (tipo di famiglia, fase di ciclo vitale etc.);

c) approfondimento della storia personale con particolare attenzione alla comprensione della funzione della dipendenza comportamentale nei diversi ambiti (fragilità del sé, vita di coppia, genitorialità, relazioni con il lavoro ecc.);

d) elaborazione di un piano terapeutico condiviso con l’utente e con la famiglia; si realizza attraverso incontri individuali tenuti dallo psicoterapeuta e/o dall’Educatore con l’utente e  con la coppia e con altri esponenti significativi del suo sistema interpersonale.

Gli obiettivi specifici della fase di accoglienza sono:

  • Informazione e orientamento; (tramite colloqui individuali, somministrazione dell’ASI e il coinvolgimento, se disponibile della famiglia.
  • Valutazione psicodiagnostica; (tramite colloqui psicologici, gruppi di incontro e test di personalità).

Essi si realizzano attraverso:

1) aggancio e strutturazione di un’alleanza terapeutica: basata sul riconoscimento da parte dell’utente del suo bisogno d’aiuto; 

2)   definizione di una psicodiagnosi personale (valutazione dei problemi e delle risorse personali);

3)  approfondimento anamnestico con particolare attenzione alla comprensione della funzione del comportamento deviante nei diversi ambiti (fragilità del sé, vita di coppia, genitorialità, relazioni con il lavoro ecc.); 

(durata 18 mesi)

Il lavoro terapeutico individualizzato, condiviso con l’utente e con la famiglia è centrato:

a) sulla interruzione delle complicità e delle collusioni, consapevoli e non consapevoli, evidenziate a livello famigliare e di reti interpersonali; 

b) sulla ripresa delle funzioni del sé e la successiva elaborazione di una domanda più specifica. 

E’ questa abitualmente la fase che presenta i punti di maggiore criticità in quanto ha come obiettivi l’accettazione della presa in cura, il ridimensionamento degli atteggiamenti narcisistico-onnipotenti, la rottura delle collusioni famigliari e la definizione del patto terapeutico.

Il Percorso terapeutico consiste, più specificamente nell’approfondimento e nell’elaborazione delle problematiche personali dell’utente, mediante psicoterapia individuale e/o di gruppo,,

L’offerta psicoterapeutica, in questa fase, ha come obiettivo il recupero di una funzionalità e di una flessibilità di ruoli all’interno della famiglia e la consapevolezza da parte del soggetto che la dipendenza ha una funzione nel rafforzare le difese onnipotenti ipomaniacali, all’interno di specifiche aree di fragilità del sé.

Si ipotizza che il raggiungimento di questo obiettivo possa produrre due cambiamenti:

1) il consolidamento dello stile di vita libero da dipendenze.  

2) la possibilità, raggiunto un sufficiente equilibrio soggettivo, di formulare una successiva richiesta di psicoterapia più ampia e approfondita.

Eventuale Esperienza Residenziale In  Comunità Terapeutica

(durata 3/6 mesi)

L’esperienza residenziale in Comunità Terapeutica  può essere considerata come una possibilità importante per l’utente e per i suoi famigliari. Essa permette abitualmente, infatti, di dare un contributo al riconoscimento della esistenza e della importanza del problema, soprattutto nei casi in cui c’è uso problematico associato ad alcol), mettendo a nudo l’ingenuità e l’inconsistenza delle difese costruite intorno al Sé grandioso dell’utente, la forza e la pericolosità delle collusioni famigliari.  

Se tale offerta viene rifiutata essa viene iscritta, come una seconda carta da giocare “se il programma senza comunità non fosse sufficiente”. 

Quando questa opzione viene rifiutata può essere importante sempre iscriverla, nel contratto terapeutico, come una seconda carta da giocare “se il programma senza comunità non fosse sufficiente”. 

L’offerta di un sostegno terapeutico centrato sulla coppia ma aperto agli altre figure del sistema relazionale/familiare significative ha la finalità di interrompere tutti i comportamenti collusivi aumentando l’adesione al programma terapeutico e di migliorare il contesto relazionale attraverso una maggiore esplicitazione e consapevolezza delle dinamiche affettive.

Obiettivo:

  • Riconoscimento della esistenza e della importanza del problema
  • Restituzione all’utente della   responsabilità relativa al suo corpo e alla sua salute (soprattutto nei casi in cui c’è uso problematico associato ad alcol)
  • Lavoro terapeutico sulle difese costruite intorno al Sé grandioso dell’utente
  • Evidenziazione della forza e della pericolosità delle collusioni famigliari.

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