TESTO DELL’INTERVENTO di ALFREDO MANTOVANO

36ma giornata mondiale contro la droga – 26 giugno 2023

Intervento di Alfredo Mantovano Sottosegretario alla Presidenza e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica

PREMESSA

Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell’intervento del sottosegretario Alfredo Mantovano  nell’ambito della  Giornata mondiale (istituita nel 1987)  contro le droghe tenutasi presso  la Camera Dei Deputati  nell’aula dei gruppi parlamentari.  Il 26 giugno di quest’anno.

Da notare, nella esposizione del modello di intervento proposto dal vice ministro,  una significativa analogia con quanto il Centro la Tenda propone da anni, da molti anni.

Ma, beninteso,  non sottolineiamo  la cosa per contendere al ministro una sterile primogenitura  quanto per riprendere con maggiore  vigore un modus operandi che oggi trova ancora più senso e applicabilità e magari  qualche compagno di viaggio in più.

Si tratta in altri termini di (tornare a)  concepire la lotta alla droga innanzitutto come una sfida educativa che non può ridursi alla filosofia della riduzione del danno o meglio alla triste logica della  “gestione del male”.  Ma di rilanciare una proposta educativa, capace di declinarsi mai in percorsi sempre più personalizzati, iIn proposte operative calibrate sulle esigenze di sempre nuove e diversificate  forma di dipendenza e/o di povertà,  che  caratterizzano oggi in i nostri giovani (e non solo) e i segni del loro disagio talvolta estremo.

Una prospettiva per la quale il Centro si sta impegnando da tempo e che oggi trova un terreno fertile ma anche ineludibile per stare al passo coi tempi.

Proposte operative, modelli organizzativi, nuove risposte a  disagi nuovi stimoli, impegno a  realizzare azioni di partenariato, lavori di squadra, cooperazioni e reti solidali per far crescere anche una cultura della interdipendenza positiva tra aree, servizi, enti del pubblico e del privato sociale  capace di offrire risposte efficaci ad un disagio altrimenti  ingovernabile.

Ciò ovviamente non piò prescindere dl riconoscere,  proporre e praticare aggiornati modelli formativi che concretizzino la necessità, per gli Operatori impegnati,  di imparare e disimparare continuamente, di  lavorare in sinergia, di convergere sull’allestimento di percorsi, variabili e permeabili ma istituzionalmente riconoscibili e replicabili.

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   “Abbiamo ascoltato le testimonianze toccanti dei ragazzi e dei loro genitori, abbiamo appreso dalla vivavoce di chi, con competenza e con il lavoro iniziato da qualche decennio negli Stati Uniti, vive gli effetti delle leggi legalizzartici  delle sostanze improvvidamente definite leggere. Lo abbiamo fPerché vogliamo superare l’indifferenza . Il primo passo che una corretta informazione è un rapporto inversamente proporzionale tra la corretta informazione e quindi la consapevolezza del fenomeno e l’uso di sostanze, in particolare tra gli adolescenti.

In Italia l’informazione finora è stata bassa.  In Svezia, Modello di costumi abbastanza liberi, accade esattamente il contrario e oggi circolano più stupefacenti rispetto a qualche anno fa. Lo attestano i dati ufficiali aggiornati del dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio nella relazione che tra qualche giorno sarà inviata il Presidente delle Camere. Ci sono una serie di dati, sono centinaia di pagine, ma ne cito un paio soltanto, tra i più significativi: nel 2022 4.900.000 persone hanno fatto uso di almeno una sostanza stupefacente, il 10% della popolazione italiana  (tra loro  ci sono persone che guidano veicoli, che lavorano, magari svolgono lavori impegnativi).

Sempre nel 2022 vi è stato un aumento di consumo tra gli studenti, sono poco meno di un milione di ragazzi tra i 15 e i 19 anni, la somma è 40% del totale della loro fascia d’età, che riferiscono di aver consumato droghe almeno una volta nella propria vita. 120.000, quasi il 5% hanno riferito di aver usato 20 o più volte cannabis nel mese precedente la domanda che è stata loro rivolta. Questa iniziativa testimonia  nel modo più chiaro che c’è un mondo che non si rassegna. Un mondo fatto di giovani e di famiglie, di personaggi dello sport, dello spettacolo e che oggi vede al suo fianco le Istituzioni. Un mondo che non condivide questa deriva e che anzi da qualche mese mette in comune le esperienze maturate sul campo per circoscrivere il più possibile questa deriva e per invertire la rotta. Comunità Serd, regioni, professioni a  vario titolo, coinvolte psichiatri e psicologi, medici di ogni specializzazione. Dall’avvio dell’attività di questo governo vi è un lavoro, perché questa condivisione sia effettiva e concreta. Fin dall’inizio, fin dai primi giorni dell’attività di governo una rappresentanza delle comunità dei Serd, di tutti gli altri soggetti che prima indicavo incontra  nella sede della direzione antidroga, a scadenze periodiche, i ministri e i loro collaboratori, ciascuno con competenze specifiche nel settore. Ogni incontro è preparato dalla trasmissione al ministro che di volta in volta arriva, delle  principali questioni poste sul tappeto di competenza. Il ministro affronta così già preparato sulla base dei quesiti che gli sono stati rivolti, le questioni.  E poi seguono dei tavoli tecnici per entrare nel dettaglio e trovare le soluzioni. Ciò è accaduto con i ministri di Interno, Salute, Giustizia, Lavoro, Politiche sociali, Cultura e Istruzione, Università, sportello giovani, e a breve, incontreremo Disabilità e Famiglia.

Ringrazio ovviamente i ministri e i loro collaboratori. La pronta disponibilità a condividere questo lavoro. Intendiamo ampliare le competenze del Dipartimento Antidroga perché, come è stato suggerito in più di un intervento più che Dipartimento Politiche Antidroga bisognerebbe parlare di Dipartimento Nazionale  nei confronti delle dipendenze di ogni tipo di dipendenza, quindi anche quelle che sono state ricordate, a cominciare dalla ludopatia. Vanno conferite autonomie e consistenza alle risorse che sono dedicate al settore, con l’istituzione di un Fondo Nazionale della lotta alle dipendenze patologiche, perché il Fondo nazionale per le politiche antidroga, istituito all’incirca un decennio fa, poi è stato fatto confluire in un fondo più ampio. Invece è bene che ci sia una gestione autonoma.

A novembre del 2021 a Genova si è tenuta la conferenza nazionale sulle dipendenze, il secondo il testo unico sulle droghe dovrebbe tenersi ogni tre anni, e quella immediatamente antecedente, si era svolta 13 anni prima, a conferma della disattenzione precedente. Bisogna porre al centro del dibattito politico e culturale la questione fondamentale che non è la sostanza, ma è la persona e il dibattito deve ruotare attorno alla persona. La sostanza è importante ma non è il centro. Nell’interlocuzione in particolare col ministro della Salute è stato posto l’accento sul diritto di scelta. Non è possibile che se io intendo sottopormi a una cura ho la possibilità di farlo in ogni zona del territorio nazionale, poi per chi invece intende affrontare un percorso di recupero dalla tossicodipendenza si venga vincolati al territorio.  Quando la varietà degli approcci al recupero può far preferire una soluzione più adeguata.

Vanno definite linee guida col ministero della Salute per l’accreditamento dei servizi per le dipendenze patologiche. Certo, esiste il titolo Quinto, esistono le competenze delle Regioni, ma vanno stabiliti degli standard minimi per evitare tali e tante differenze a seconda delle sensibilità  degli amministratori territoriali. Il cui filo conduttore è soprattutto la collaborazione tra le Istituzioni, in modo particolare sul territorio. …

Ma ultima cosa tengo a dire. La sfida veramente cruciale è quella educativa, lo abbiamo ascoltato da tutti gli interventi. Non possiamo attestarci sulla riduzione del danno. Perché significherebbe rassegnarci. E di limitarci, come ci ha ricordato l’intervento di padre Mario (Mario Marafioti, fondatore della Comunità Emmanuel, N.d.R.) alla gestione del male. E noi non vogliamo gestire il ma parlare di  di sfida educativa. Faccio l’esempio concreto:  nella mia vita precedente ho fatto il giudice penale e il giudice penale è vincolato molto al fatto, quindi mi viene più facile raccontare un fatto che enunciare dei principi.

Tutti noi conosciamo la tragica  vicenda di Pamela Mastrogiacomo nonostante siano trascorsi 5 anni dalla sua morte. Era una ragazza romana di diciott’anni. Il 30 gennaio 2018 viene uccisa a Macerata. Dopo aver patito una prolungata violenza sessuale da parte di un cittadino nigeriano, riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo. Mi permetto di parlarne avendo incontrato più di una volta la madre, anche di recente.In questa vicenda terribile c’è un passaggio che, personalmente mi ha sconvolto, più del trattamento disumano che le è stato usato e del quale trascuro i dettagli. Pamela era ospite di una comunità che conosco e che apprezzo.  Da essa, si allontana senza essere vista poco prima di essere uccisa e sulla strada viene raccolta da un passante, nella sua automobile.  Lei non ha un centesimo. Ha bisogno di denaro per consumare la droga. Lui, in questo caso italiano adulto con un lavoro. Trovando per via questa diciottenne che potrebbe essere sua figlia, la  tratta come una merce. Le passa 50 €, probabilmente quelli che a lei serviranno per poi acquistare l’ultima sua dose e compra un rapporto sessuale con lei.

La storia e la vita delle persone dipendono anche dai se e dai ma. Sarebbe andata a finire alla stessa maniera se quell’uomo, cogliendo l’evidenza, avesse accompagnato Pamela in comunità o se avesse avuto verso di lei un minimo di  quella pietà che invece è mancata totalmente. A una persona perbene, non uno spacciatore, sia chiaro. Avrebbe potuto recitare una parte diversa, avrebbe potuto usare in modo diverso la propria libertà, che in quel momento si è manifestata nella consumazione di un rapporto sessuale a pagamento. Il nostro approccio non vuole essere né ideologico né di divisivo. Lo attesta la composizione di questa sala. Quello che interessa realmente non sono i milligrammi in più e in meno di ciascuna delle sostanze riportate dalle tabelle. La linea di confine e su qualcosa di più importante E’  sul significato da conferire a termini come libertà e come responsabilità. Prevenzione, informazione, educazione, vicinanza. Prima dei pur importanti comune articoli di legge, questo è il terreno di confronto e, se necessario, di scontro”.

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